Per fare il salto ci vuole la rete. Anzi, le reti

By Alessandro Pegoraro Networking e Social media, Strategie di carriera, Tips Commenti disabilitati su Per fare il salto ci vuole la rete. Anzi, le reti

Lavorare “duro” e ottenere risultati può non bastare se lo sforzo non è accompagnato dalla capacità di capire dove sta andando l’azienda. Capita così che valorosi manager “perdano il treno” a favore di colleghi più “accorti”. Ma, ed è questo il punto, come si fa a diventare più “accorti”?

Secondo H. Ibarra e M. Hunter, che sull’argomento hanno scritto un articolo considerato “un classico”, la differenza la fa la capacità di “fare rete”.

Vediamo come.

Primo punto: non esiste una sola rete. Le “reti” che servono sono almeno tre:

  • operativa: le persone indispensabili per espletare il lavoro di routine;
  • personale: i rapporti, al di fuori del contesto aziendale, utili per scambiare informazioni sul settore e consigli su “come fare”;
  • strategica: le relazioni fuori dal nostro controllo, ma indispensabili per capire bene “il giro del fumo” e orientare al meglio il lavoro quotidiano.

Secondo punto: le reti servono tutte e tre. Un vero leader ne coglie le differenze e quali caratteristiche devono avere le persone che ne possono fare parte.

Abbiamo visto che la rete operativa serve a fare sì che il lavoro venga fatto nel modo più efficiente. Di conseguenza, oltre alle persone indispensabili, sarà bene individuare i partecipanti anche tra coloro che, nell’ambito dell’organizzazione, possono ad esempio sostenere o bloccare un progetto.

Compito della rete personale è, attraverso un interscambio costante, alimentare la crescita personale con consigli e informazioni. Associazioni professionali o di ex-alumni e convegni sono i primi posti dove reclutare adepti.

Tuttavia, sarà la rete strategica – la squadra in grado di aprirvi gli occhi sulle opportunità più interessanti e di aiutarvi a coglierle – a fare la differenza. Qui il lavoro diventa un poco più complicato. Si tratta, in sostanza, di stabilire relazioni con rappresentanti di funzioni o di business-unit – non importa se vostri pari o gerarchicamente “più in alto” – che vi aiuteranno a capire se e come le vostre fatiche quotidiane sono allineate al percorso dell’azienda.

Ovviamente vi sono tanti modi per far crescere le vostre reti: ognuno trova il metodo che gli è più congeniale. Su di una cosa però gli autori sono perentori: fare rete è un lavoro, anzi un “lavoraccio”. Ecco alcuni consigli per svolgerlo al meglio:

  • Cambiate il vostro atteggiamento rispetto al networking. Potrà sembrare strano, ma molta gente ritiene che il confine tra networking e manipolazione sia molto labile: nulla di più sbagliato. In questo caso, Ibarra e Hunter raccomandano di trovarsi un “modello”, qualcuno che, a vostro insindacabile giudizio, fa networking come piace a voi e dal quale prendere spunto.
  • Liberate la vostra agenda dalle attività di routine in modo da avere più tempo a disposizione da dedicare al fare rete. Per questo, fate lavorare meglio, e se serve di più, la vostra rete operativa.
  • Inventatevi dei motivi per entrare in contatto con chi vi interessa. Gli interessi – sport, arte, anche politica – possono diventare una opportunità per “uscire dal recinto” delle frequentazioni abituali e reclutare forze fresche.
  • Siate generosi nel dispensare favori ma non abbiate paura di chiedere. Sfruttate tutte le opportunità che vi capitano per fare favori – ma anche per riceverne – dalla gente delle vostre reti, anche se non ne avete bisogno.

In estrema sintesi: se siete ambiziosi, lavorare a “testa bassa” può non essere sufficiente a farvi fare “il salto” al quale ambite. Avrete anche bisogno di capire dove sta andando la vostra azienda, compito tutt’altro che facile, soprattutto se siete lontani dai centri decisionali.

Diventare bravi a “fare rete” è la soluzione.

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