Al posto tuo

By Alessandro Pegoraro Freschi di stampa, Innovazione, Recensioni, Società, Tecnologia Commenti disabilitati su Al posto tuo

Una volta «se perdevi un lavoro nei campi per colpa di un aratro, dopo un po’ ne trovavi un altro in fabbrica che proprio la ricchezza supplementare prodotta dagli aratri aveva creato. Oggi, è la tesi di questo libro, non funziona più così. Perché le macchine, dopo avere sostituito i colletti blu, i lavori di fatica che generalmente (crisi permettendo) non rimpiangiamo, rimpiazzano anche i colletti bianchi, i mestieri intellettuali che volentieri terremmo per noi».

Inizia così il nuovo libro di Riccardo Staglianò, giornalista de la Repubblica, un giornalista “scomodo” che non rinuncia ad affrontare temi difficili e contrastare così i vari “pensieri unici”. Tra i suoi libri più conosciuti una biografia “non autorizzata” di Bill Gates e i saggi Cattive azioni, sulle malefatte dei “signori di Wall Street”, e Occupy Wall Street, sulle radici di una protesta che è diventata globale.

Ma veniamo a Al posto tuo.

La tesi del libro è che siamo entrati in una fase di crescita senza occupazione. Questo è un grosso problema «perché il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, ma anche e soprattutto la matrice di un’identità. Perderlo… ha un costo sociale superiore al divorzio. Come pochi altri eventi può lacerare la stoffa che tiene insieme una comunità».

Software e robot stanno progressivamente sostituendo non solo gli operai ma anche i colletti bianchi. I robot hanno fatto strage di colletti blu. Il software – parlano da sole le pagine dedicate ad Amelia che ricorda al primo colpo tutto quello che legge e già oggi risponde meglio di qualunque umano a due domande su tre – progressivamente renderà inutile una gran parte dei colletti bianchi. Fino ad Amazon, Google Car, i droni che lasceranno a casa milioni di addetti al commercio, autisti e camionisti.

In realtà, il libro di Staglianò si presta a più livelli di lettura.

È una guida completa, e molto divertente, a tutte le realtà che oggi condizionano, nel bene o nel male, le nostre vite (Amazon, Uber, i Mooc, la tecno-sanità, diventare una star di YouTube).

È un grido di allarme sulla sostenibilità della nostra economia. Cosa ce ne faremo di prodotti di alta qualità a prezzi accessibili se sempre meno persone disporranno di uno stipendio per acquistarli? Staglianò cita Jaron Lanier, l’autore di La dignità ai tempi di Internet: «Ciò che non è sostenibile è la distruzione della classe media che lavora nei trasporti, nella manifattura, nel settore energetico, nell’educazione, nella sanità. E una tale distruzione accadrà, a meno che le idee dominanti sull’economia dell’informazione non facciano passi avanti».

Avverte Staglianò: «Se continueremo a comportarci come se il progresso che web e robot portano sia indiscutibile, ineluttabile e ingovernabile, finiremo sotto le macerie».

Staglianò delinea qualche antidoto.

Il primo è quello di puntare molto di più sull’istruzione per «trovare il modo di valorizzare la nostra parte più umana e creativa, meno attaccabile dal software». Probabilmente non basta.

In un mondo dove «pochi  diventano sempre più ricchi» bisogna riconsiderare come si tassano i ricchi rispetto ai poveri. È emblematico il caso della segretaria di Warren Buffet, che ha un’aliquota fiscale doppia (34%) rispetto al suo datore di lavoro, uno degli uomini più ricchi del mondo. Anche «trovare il modo per fare arrivare più soldi nelle tasche», a questo punto  appare, più che una forma di generosità individuale, una necessità economica collettiva.

Stagliano prende in esame alcune ipotesi in merito al reddito di cittadinanza: il basic income preconizzato dalla Silicon Valley o il “reddito minimo di inserimento” da destinare a tutti i poveri disponibili però a lavorare.

Staglianò non scarta a priori neanche l’idea della proprietà diffusa dei robot, che «farebbero il nostro lavoro ma a noi resterebbe il salario che a quel punto potremmo impiegare per giocare a scacchi, sorseggiare tè in giardino…» (un’idea di cui Executive Summary ha parlato anche con Alberto Sangiovanni-Vincentelli, professore di ingegneria elettronica in California).

Utopia? Forse, ma i temi citati da Staglianò costituiranno «il rompicapo più complesso che la politica avrà davanti nei prossimi anni».

«Walter, come farai a fare pagare a quei robot le quote sindacali?» chiede Henry Ford a Walter Reuther, sua controparte sindacale, che senza battere ciglio ribatte: «Henry, come farai a farti comprare da loro le tue auto?».

Vi è una inquietante simmetria tra la distruzione di occupazione e dei salari e quella delle risorse naturali del pianeta, tutte e due frutto del “progresso”.

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